Non c’è mai stato un Impero, non c’è mai stata una ribellione,
c’è solo la Forza, ed è malvagia.
di Sam Kriss
Due storie riguardanti Joseph Campbell, l’influente mitologo comparativo americano, e lo spazio profondo. La prima storia, riportata da un suo conoscente in una lettera[1] al New York Review of Books: in occasione del primo allunaggio nel 1969, Campbell disse a uno studente, così dal nulla, che la Luna “sarebbe il posto giusto dove mettere gli ebrei”. La seconda storia è Star Wars.
Campbell è principalmente conosciuto per essere l’ideatore del “Monomito”, come scrisse nel suo libro L’eroe dai mille volti[2]. Una sorta di pseudo strutturalismo, egli pensava che tutti i miti creati dall’uomo in tutte le culture conosciute avessero la stessa struttura di base. Campbell sosteneva che ciò che tutte le culture degne di interesse hanno in comune sia un’ammirazione per il Grande Eroe, e la storia del suo Viaggio.
Il Viaggio dell’Eroe è questo: il nostro protagonista comincia in un mondo mediocre, monotono; egli (quasi sempre si tratta di un lui) parte in cerca di avventura, viene catapultato in un mondo vasto e strano nel quale scopre nuove sorprendenti abilità, affronta suo padre, sconfigge il maligno, porta a compimento il suo grandioso destino, e ritorna a casa come un uomo cambiato. Non si tratta solamente del fatto che i film originali di Star Wars mettono in scena parte di questa struttura: George Lucas è stato un avido lettore di Campbell, speculando attivamente sulla sua teoria, valutando che se quella narrazione fosse tanto universale quanto sosteneva, un film che aderisse strettamente a tale progressione non sarebbe potuto essere altro che un fenomeno al botteghino.
Questo potrebbe essere il motivo per cui in Star Wars ogni cosa è presentata in termini tanto generici. La storia dell’eroe e del grande maligno non può ammettere nessun tipo di peculiarità; l’Impero Galattico non ha nulla di tanto crudele come nome in sé; l’Alleanza Ribelle non è caratterizzata da nulla di tanto importante quanto un’ideologia esplicitata. Tutto ciò che ci è dato sapere è che una fazione è buona e l’altra è malvagia – tutto ciò ci viene riferito, nei titoli di testa che scorrono sullo schermo. (Il principio di identità è forte in questo senso per tutto il tempo – si noti, per esempio, che ogni pianeta della Galassia sembra avere un’unica condizione presente; piloti la tua nave verso il mondo di Yoda e lui si trova immediatamente lì per incontrarti.)
Star Wars cerca di riferirsi molto superficialmente alla politica reale, così che Ronald Reagan possa vedere l’Impero del Male come un’immagine dell’Unione Sovietica, mentre ai criticoni liberali viene concesso di evidenziare l’ironia di enormi e invidiose società di intrattenimento che raccontano storie di rivoluzioni armate contro tutti i monoliti, per poi ricoprire il mondo di ciarpame scopiazzato da altri.
Questo discorso dà però per scontato che la storia di Campbell sia realmente universale e assoluta, un qualcosa che preceda la cultura e l’ideologia. Il che è falso: si tratta in realtà del prodotto dell’ecumenismo di un antisemita, il genere di sincretismo culturale frullato che Umberto Eco descrive come la condizione primigenia del fascismo.
Guardate all’Alleanza Ribelle di Star Wars, davvero, guardateli attentamente e provate a trovare in loro un aspetto qualcosa che possa ricordare una rivoluzione radicalmente democratica contro una tirannia. Qual è la composizione di classe di questi ribelli? Tra quelli di cui siamo a conoscenza ci sono: un membro di una famiglia reale ereditaria, un piccolo criminale, un ex governatore di una città di cui era proprietario e il figlio adottivo di proprietari terrieri (e, molto probabilmente, schiavisti) che è inoltre parte, per lignaggio, di un antico ordine religioso di cavalieri aristocratici.
All’inizio di Una nuova speranza[3], scopriamo che l’Alleanza sta guadagnando consensi tra le fila del Senato Imperiale, e i Senati Imperiali solitamente non sono moto affezionati ai rivoluzionari veri e propri. Prendete in considerazione la tattica dell’Alleanza. Ogni volta che incontriamo i ribelli, loro si sono costruiti da sé una base su un qualche pianeta deserto, e son lì a stoccare armamenti pesanti.
Come ogni buon studioso di Mao sa, un movimento rivoluzionario può avere successo solo se è in grado di conquistare la fiducia della popolazione; occupare il territorio è una tattica portata avanti dallo Stato, non da chi cerca di rovesciarlo. Non vediamo mai i ribelli venire protetti dagli Stormtroopers da contadini riconoscenti (quando invece si alleano con gli Ewok, lo fanno con uno spirito di auto-elezione puramente coloniale); non vediamo mai la propaganda dell’Alleanza esser fatta girare segretamente fra gli oppressi; non vediamo mai un’indicazione del fatto che questa fazione armata possa avere un qualche genere di mandato popolare o cose del genere. Non si tratta però solamente di un’infantile idea borghese di ultra-sinistra – blanquismo nello spazio.
Alla fine di L’Impero colpisce ancora[4], vediamo per la prima volta una flotta dell’Alleanza Ribelle al completo; enormi astronavi informi per competere con quelle dell’Impero. Ma non sono costose le navi da guerra? Chi sta finanziando queste persone? Considerate che quando vediamo la flotta, questa è posizionata al di fuori della Galassia. C’è un nome per gruppi come l’Alleanza Ribelle. E non è freedom fighters, ma Contras, squadroni della morte fascisti.
La risposta politica istintiva è forse troppo semplice: né l’Impero Galattico né l’Alleanza Ribelle, ma il socialismo interplanetario! Questo non è affatto illegittimo, e ci sono posizioni molto peggiori da cui partire rispetto al rifiuto dei termini del conflitto, ma questo discorso ci porterebbe solo troppo in là. Tuttavia non dovremmo nemmeno prendere la posizione opposta pensando che se i ribelli sono cattivi, allora i Sith devono essere per forza buoni. C’è un’altra cosa che sta succedendo.
Campbell aveva torto, ma la scommessa ha pagato comunque: Star Wars è stato un enorme successo – il marchio è ora al suo terzo giro; questa settimana [questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2015, n.d.t.] Il risveglio della forza sembra pronto a infrangere ogni record al botteghino, un’altra volta ancora. Parte di ciò può essere attribuito al fatto che la cultura pop è intrinsecamente fascista, e quella nerd lo è specialmente. Ma c’è anche un motivo per cui Star Wars funziona veramente come un mito moderno, con tutti i poteri esplicativi del mito – non a causa della semplicità favolistica delle sue categorie, ma specificamente perché il mondo che rappresenta è asimmetrico, vuoto e in rovina.
Per esempio: che cos’è esattamente l’Impero Galattico? È strano: è qualcosa che è del tutto onnipresente, ma tuttavia non può essere trovato in nessun luogo. L’Impero governa l’intera galassia, ma tutto ciò che vediamo sono zone di confine: mondi corrotti e disseminati di banditi; colonie minerarie autonome; pianeti abitati solo da tempeste e mostri; fantasie bucoliche pre-agricole. Ci sono navicelle da guerra e soldati, anche a migliaia, ma ciò dimostra solo l’esistenza di un confine, non di qualcosa dall’altra parte. L’Impero è vuoto al suo interno, non è nulla di più che i suoi stessi confini. Se hai dei cantieri navali, perché costruisci le tue piattaforme armate sulla Luna boscosa di Endor?
In Una nuova speranza gli eroi saltano attraverso un pannello dentro la pulita, lucida, fascio-modernista Morte Nera, scappano attraverso il buco, e si ritrovano in un orrore primordiale di un sistema di smaltimento dei rifiuti: la stanza è piena di fango nero, fino alle ginocchia, e un Qualcosa orribilmente zannuto sta strisciando sotto…
Essenzialmente l’orrore dell’Impero Galattico è l’orrore di qualcosa che ha una forma ma non una materialità; un cadavere ambulante, completo di vermi.
Ma lasciando perdere l’Impero – che dire della Forza? “Ci circonda e ci penetra”, dice Obi-Wan. “Tiene insieme la Galassia”. Qualcosa come il Dio di Spinoza, o il Dao, con la sua divisione binaria di opposizione dei principi di buio e luce. Se non che, dal momento che il Lato Oscuro della Forza viene nominato talmente tante volte che molti spettatori di Star Wars sono portati a dare per scontato che esista un Lato Luminoso, in realtà in nessuno dei film viene citato.
Obi-Wan dichiara di aver “percepito un grande disturbo nella Forza”. L’Imperatore Galattico usa esattamente la stessa frase nel film successivo. Anakin Skywalker è colui che è stato profetizzato che “porterà equilibrio nella Forza”. La Forza è forse fuori equilibrio? Non può aver niente a che fare allora con il Dao, l’armonia nascosta in cui ogni cosa è sospesa; è molto più simile all’aperion di Anassimandro, secondo la lettura che ne danno Heidegger e Derrida.
Anassimandro, il primo filosofo greco ad aver messo per iscritto il suo pensiero, ha lasciato ai posteri un unico frammento:
Da dove gli esseri hanno origine,
Lì hanno anche la distruzione,
Secondo necessità:
Poiché essi pagano l’uno all’altro la dike [giustizia, congiuntura] e
l’espiazione della adikia [ingiustizia, disgiuntura]
Secondo l’ordine del Tempo.
L’apeiron, o l’infinito, è questo dove e questo lì: in altre parole, è la Forza. Heidegger pensava che Anassimandro, essendo vissuto molto tempo fa in un’ontologia lontana lontana, fosse arrivato a qualcosa che la filosofia successiva, con la sua confusione di concetti, aveva reso oscuro: le cose sono sempre ancora parzialmente incomplete, il loro essere frammentarie è una modificazione della totalità dell’Essere in quanto tale.
Nella lettura di Heidegger le cose, per compensare la loro ingiustizia, possono solo essere distrutte nell’apeiron, essere annullate in tutti i loro particolari nell’indifferenza dell’infinito. In Spettri di Marx[5], Derrida sostiene invece che questa ingiustizia può essere solamente vista “in relazione all’altro” il che deve richiedere “l’irriducibile eccesso di una disgiuntura”. Lungo il libro egli ritorna sulla frase di Amleto, che “sembra offrire un’accoglienza predestinata”. “Il tempo è fuori di sesto”, dice Amleto – il che non è un male.
Darth Vader sarebbe dovuto essere il Prescelto, che avrebbe portato equilibrio alla Forza; invece è diventato un tiranno assassino. Questa non è in alcun modo una contraddizione: la Forza è il suo lato oscuro, l’ordine dispotico che annulla ogni cosa nella monotonia. Portare equilibrio nella Forza non significa pace universale, significa dar fuoco alla Morte Nera.
I Jedi e i Sith o l’Impero e l’Alleanza non sono realmente forze opposte; sono entrambe dalla parte della congiuntura. Se solo un Sith vive di assoluti, allora i film di Star Wars sono un Sith. La Forza somiglia alla caratterizzazione grottesca[6] di Adorno dello spirito del mondo hegeliano: “gronda di sofferenza e fallibilità”; “sentire il suo sussurro” richiede il “brivido di qualcosa che possa sopraffare e che sia al tempo stesso privo di qualità”. Non c’è mai stato un Impero, non c’è mai stata una ribellione, c’è solo la Forza, ed è malvagia.
Ed è perfettamente dimostrato nei tristemente sottostimati prequel di Star Wars. Qui ci viene mostrata la realtà della situazione della trilogia originale. Gli Jedi – un ricco, potente, aristocratico ordine militare, inaccostabile a qualunque visione democratica e pomposamente agghindato in tuniche contadine – vengono mostrati mentre entrano in battaglia al fianco di armate di proto – Stormtroopers, conducendo una guerra di sterminio contro dei ben poco definiti separatisti, la cui visione che la Repubblica sia essenzialmente malvagia si rivela essere assolutamente corretta. Gli Yoda e gli Obi – Wan e Skywalker del mondo sono politicamente allineati con una forma di potere nichilistica e omicida al di là della galassia: lo sono sempre stati.
I nerd hanno odiato la trilogia prequel; il loro grande timore riguardo il nuovo film di Star Wars è che possa essere un altro La minaccia fantasma[7]. Il che non coglie il punto: è sempre stato destinato ad essere un altro La minaccia fantasma, dal momento in cui è stato concepito. Indipendentemente da quello che dice George Lucas. Un prequel può trarre il suo significato dal fatto che viene visto dopo e in relazione all’originale.
La minaccia fantasma descrive ciò che avviene immediatamente dopo gli eventi di Il ritorno dello Jedi. Non c’è nessuna Morte Nera, ma il malvagio rimane, e coloro che dovrebbero essere i buoni sono nel bel mezzo di esso.
Non ho ancora visto Il risveglio della Forza, ma alcune conclusioni si possono trarre facilmente. In primo luogo, il titolo ha decisamente un’inclinazione heideggeriana: verità, per come la definisce nei Concetti fondamentali della metafisica[8], significa “lasciare che ciò che sta dormendo si svegli”. Il risveglio della massa, in opposizione alla coscienza della massa, è una nozione dagli inevitabili risvolti fascisti. Basandosi sull’esperienza degli ultimi James Bond, e sulle precedenti fatiche di Abrams con Star Trek, si prospetta essere una noiosa minestra riscaldata con pseudo-postmodernisti riferimenti alla trilogia originale, per far felici i fan; mentre i prequel avevano provato ad estendere la storia, i sequel probabilmente la ricapitoleranno soltanto.
Un nuovo surrogato al posto dell’Impero, un nuovo sostituto dell’Alleanza, per rinforzare la perfetta omogeneità della visione della giustizia di Star Wars, per nascondere con finte guerre e falsi imperi il fatto che la nostra unica speranza non sia quella di risvegliare la Forza, ma di distruggerla completamente.
[fonte: Jacobin Magazine, https://www.jacobinmag.com/2015/12/star-wars-the-force-awakens-empire-joseph-campbell-george-lucas/]
Traduzione di Valerio Fiori
[1]http://www.nybooks.com/articles/1989/11/09/joseph-campbell-an-exchange/
[2]https://books.google.it/books?id=I1uFuXlvFgMC&redir_esc=y
[3]Cioè, per i non esperti, il primo film realizzato nel 1977, l’episodio IV [n.d.t.]
[4]Il secondo film del 1980, l’episodio V [n.d.t.]
[5]https://books.google.it/books?id=sEENbAP5FZsC&redir_esc=y
[6]https://books.google.it/books?id=5ppaldMS7XQC&redir_esc=y
[7]Il quarto film del 1999, l’episodio I [n.d.t.]
[8]https://books.google.it/books?id=ZYU9tyb4K2wC&redir_esc=y